Un po’ per curiosità e un po’ per abitudine, ci siamo ritrovati davanti allo schermo in un altro sabato sera qualsiasi. Vi è mai successo di chiedervi come un programma, dopo quasi un quarto di secolo, riesca ancora a incollare milioni di persone a una sedia? A noi sì, e la risposta continua a portare un nome preciso: Amici di Maria De Filippi. Un titolo che riempie i palinsesti sin dal 2001 (anche se all’inizio si chiamava Saranno Famosi) e che oggi, col passare delle stagioni e delle mode, sembra ancora inossidabile. È curioso ripensare a quando Daniele Bossari o Marco Liorni introducevano i ragazzi su Italia1: era un’altra era televisiva. Eppure, chi avrebbe scommesso che, a distanza di tanto tempo, quella formula di scuola, canto e ballo avrebbe ancora una presa così forte?
Noi ci guardiamo attorno e cerchiamo di capire: perché funziona così bene? Siamo di fronte a un format che mischia allenamenti, piccole scenette di vita quotidiana, lezioni molto rigorose e poi, naturalmente, sfide mozzafiato. Una cosa che colpisce è la durata dell’intero percorso. Si parte in autunno, spesso a settembre, e si va avanti fino a primavera inoltrata, talvolta persino alle soglie dell’estate. Un vero e proprio anno accademico, con lezioni, prove ed esami. Qualcuno lo definisce una “gravidanza” televisiva di nove mesi: in effetti, la metafora calza. Si entra timidi e impacciati e si esce trasformati, maturati da un sistema che richiede costanza, disciplina e tanto sudore. Noi stessi, quando osserviamo i concorrenti, finiamo per sentirci partecipi delle loro piccole cadute e delle loro grandi risalite.
L’esplorazione iniziale: dalla recitazione al focus su canto e danza
All’inizio, su Italia1, Amici (allora Saranno Famosi) sperimentava pure con la recitazione. C’erano ragazzi decisi a diventare attori, pronti a sfidarsi su copioni e interpretazioni drammatiche. Poi, col tempo, la recitazione ha lasciato la scena a favore di canto e danza. È come se il programma avesse capito che il pubblico si appassionava di più a performance musicali e coreografie spettacolari. Così, mentre altrove i talent show nascevano e morivano, Amici consolidava la sua identità di talent-scuola, con insegnanti severi (come Alessandra Celentano o Rudy Zerbi) ed ex glorie del pop o della televisione (Anna Pettinelli, Lorella Cuccarini, Emanuel Lo e altri).
A questo si aggiunge una storia discografica impressionante. Vi ricordate i nomi che hanno calcato per la prima volta quel palco e poi hanno raggiunto la notorietà? Viene in mente Marco Carta, trionfatore a Sanremo nel 2009, seguito da Valerio Scanu (2010) ed Emma Marrone (2012). E non possiamo trascurare Alessandra Amoroso, Annalisa, Elodie, Irama, Angelina Mango: artisti che hanno toccato i vertici delle classifiche o partecipato a festival di primo piano. L’idea di assistere dal vivo alla nascita di un cantante che poi finisce in radio e sul palco dell’Ariston ci ha stregato. Forse è proprio questo uno dei punti di forza di Amici: l’illusione, o se vogliamo la concreta opportunità, di assistere alla creazione di nuove stelle.
Un successo lungo decenni: gli ascolti parlano chiaro
I numeri del talent show di Maria De Filippi continuano a essere sorprendenti. Al debutto del serale di quest’anno, Amici ha messo insieme 4.019.000 telespettatori, toccando il 27,85% di share. Noi guardiamo questi dati e li confrontiamo con quelli del passato, notando che l’anno scorso si era partiti da 3.768.000 spettatori (26,68% di share). Quindi c’è persino una crescita, in un periodo in cui molte trasmissioni mostrano cali di interesse. Il picco storico resta il 2021, annata segnata dalla pandemia, quando il pubblico era più casalingo che mai: allora si superarono i 6 milioni di spettatori con oltre il 28% di share. Da qualsiasi angolo lo si osservi, questo format continua a tenere banco e a far parlare.
Ci chiediamo quanto conti la presenza di Maria De Filippi, una professionista abile nel gestire le dinamiche dello show. Amici ha un suo impianto ben rodato, ma l’improvvisazione di Maria, il suo modo di interagire con i ragazzi e di metterli a loro agio, incide parecchio. Voi come la vedete? Riteniamo che il legame di fiducia instaurato con il pubblico in tutti questi anni le permetta di tenere in mano le redini senza sforzo apparente. Una guida che, al sabato sera, si contrappone ai programmi di Rai1 o di altri canali, spesso costretti ad arrendersi di fronte alla corazzata di Canale 5.
L’arrivo di Amadeus, Malgioglio ed Elena D’Amario
Quest’anno, durante le serate finali, la giuria vede la presenza di Amadeus. Dopo tante stagioni su Rai1 e svariati Festival di Sanremo, lo troviamo accanto a Cristiano Malgioglio ed Elena D’Amario, ex ballerina professionista cresciuta proprio in quell’ambiente. Sentire i commenti di Amadeus in un contesto differente dal Festival ci incuriosisce. Abbiamo notato come il suo stile pacato si intrecci con l’esuberanza di Malgioglio, dando vita a momenti di discussione vivace e battute lampo. Maria De Filippi, forse fiutando l’occasione di un mix insolito, ha scelto bene: offre al pubblico un trio che non sembra prevedibile. Vi è mai capitato di chiedervi come si sarà sentito Amadeus a sedersi in una trasmissione concorrente dopo i successi sanremesi? Noi ne siamo affascinati. C’è qualcosa di straordinariamente coraggioso in questi spostamenti da una rete all’altra, segno che la televisione attuale riserva ancora qualche sorpresa.
A completare il quadro, i professori che dividono gli allievi in squadre, sfidandosi in coreografie e pezzi inediti. Alessandra Celentano continua a essere l’incubo di molti ballerini, Lorella Cuccarini porta la sua esperienza di showgirl, Rudy Zerbi non si fa problemi a bocciare chi non lo convince. Nel frattempo Emanuel Lo, Anna Pettinelli e Deborah Lettieri, con i loro interventi diretti, rendono tutto più frizzante. A volte capita che l’attenzione passi dalle esibizioni ai litigi. Difficile staccarsi dallo schermo, perché ci si sente quasi in famiglia: quel professore che sgrida, quell’allievo che crolla in lacrime, l’altro che si infuria perché riceve brutti voti. Siamo lì, a guardare le dinamiche umane che si sviluppano in uno studio televisivo.
Il fattore “affezione” e la struttura del programma
Ogni anno partono venti, trenta ragazzi, tutti ignoti. Poi noi, a furia di vedere le loro facce ogni pomeriggio, finiamo per conoscerli come fossero vicini di casa. C’è chi migliora rapidamente, chi fatica a emergere e chi subisce bruschi stop. Quando arriva il serale, scatta una sorta di rito collettivo. Le luci si abbassano, le musiche si fanno più coinvolgenti, le coreografie diventano imponenti. E iniziano le eliminazioni che tolgono il fiato.
Questa costruzione narrativa ci sembra decisiva: i ragazzi vengono mostrati nella loro quotidianità, tra lezioni e confidenze. In questo modo, si crea un legame emotivo potente con noi che stiamo a casa. Ed è forse il segreto per cui non ci annoiamo. Ogni volta ci sorprendiamo a tifare per qualcuno o a sperare che un altro ce la faccia. Chi di voi non si è ritrovato a commentare con un amico o un parente la performance della settimana prima, come se si parlasse di un compagno di scuola?
I concorrenti che lasciano il segno
Non tutti raggiungono la fama di Emma o Alessandra Amoroso, eppure molti ex allievi continuano a lavorare nello spettacolo. C’è chi entra nei corpi di ballo delle trasmissioni più viste, chi rilascia singoli e riesce a guadagnarsi spazi in radio. Ci sono persino coloro che finiscono a calcare palchi meno noti ma altrettanto dignitosi. Amici non regala la bacchetta magica, ma offre un trampolino di lancio. Si dice spesso che il difficile sia confermarsi, e noi la pensiamo allo stesso modo. Il talento serve, certo. La perseveranza, ancor di più. Il programma insegue i sogni, ma anche un concreto allenamento continuo. Quei ragazzi si ritrovano a studiare con professionisti di alto livello, a confrontarsi con maestri dai metodi non sempre diplomatici.
Una macchina di successo che oscura la concorrenza
Dal fronte Rai, la programmazione del sabato sera prova di tanto in tanto a lanciare novità. Ballando con le Stelle tiene botta, ma in certi periodi non ha coinciso con la messa in onda di Amici. Quest’anno, Carlo Conti ha provato con Ne vedremo delle Belle, affidandosi a showgirl over 50 per creare un varietà all’insegna dell’ironia. Eppure, l’auditel racconta un’altra storia: Amici ha totalizzato percentuali che lasciano poco spazio di manovra. Ci siamo chiesti se, prima o poi, arriverà un format capace di contrastarlo davvero. Fino a oggi, non sembra esserci riuscito Tu si que vales, né altre produzioni. Amici rimane un baluardo, una roccaforte che non crolla.
Dove ci porterà il futuro?
Chissà se verrà il giorno in cui il pubblico si stuferà di questa formula. Forse no, perché a ogni stagione c’è un gruppo di giovani diversi, con storie che rispecchiano la società che cambia. Conflitti, amori, incertezze: emozioni che parlano a tutti. E Maria De Filippi, padrona di casa, conosce il valore del rinnovarsi. Magari introduce piccoli aggiustamenti, un nuovo professore, un ospite inedito, oppure scombina le regole delle sfide. Non assistiamo a rivoluzioni epocali, eppure quelle sfumature bastano a rendere ogni edizione diversa dalla precedente. In fondo, l’incanto sta nel guardare un ragazzo “normale” trasformarsi e crescere, settimana dopo settimana.
Noi scommettiamo che, anche l’anno prossimo, quando si apriranno i casting, Amici confermerà la sua presenza. È un meccanismo che si autoalimenta: giovani talenti desiderosi di farsi notare, pubblico fedele o incuriosito dal passaparola, giurie che cambiano volto ma tengono accesa l’attenzione. E a conti fatti, non esiste formula più efficace per regalare grandi ascolti e nuove voci (o corpi di ballo) destinati a brillare. Dopo 24 anni di prove, un filo di noia ce lo saremmo anche aspettato. Invece, il fascino di questo show è rimasto. Voi cosa ne pensate? A noi sembra che l’effetto sorpresa non si sia spento e che la voglia di condividere emozioni, storie e canzoni batta più forte che mai.
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