Il 13 aprile ha segnato l’avvio ufficiale del progetto BLUMARI: MASCHERE DEL PUST, un’iniziativa che incarna un ponte tra le tradizioni del carnevale alpino e le pratiche fotografiche contemporanee. Il progetto, finanziato dalla Regione FVG e supportato da numerosi enti locali e privati, è stato presentato allo SMO-Slovensko multimedialno okno di San Pietro al Natisone, mettendo in luce il lavoro della fotografa Adriana Iaconcig.
Il contesto culturale e artistico
La genesi del progetto risale al 2021 durante la rassegna di arte contemporanea 20.21 – LIMINALITÀ. L’edizione del 2023/2024, denominata IL GIORNO ARDENTE/THE BURNING DAY, proseguirà con una mostra che esplora le connessioni tra le maschere del Pust e le installazioni dell’artista Anna Galtarossa.
Approfondimenti e nuove ricerche
Adriana Iaconcig, fotografa di origini canadesi ma friulana d’adozione, introduce con la sua ricerca una prospettiva fresca e originale sulle tradizioni del Pust. L’artista, utilizzando tecniche che spaziano dall’uso del banco ottico alle più moderne tecnologie digitali, punta a ritrarre i Blumari nelle Valli del Natisone, non solo come soggetti, ma anche come simboli viventi di un patrimonio culturale unico.
Un legame indissolubile con il territorio
Il progetto non si limita a documentare le maschere, ma si estende al paesaggio e alla gente di Montefosca e delle Valli del Natisone, con l’obiettivo di realizzare un censimento fotografico che include sia l’architettura locale sia i suoi abitanti. Questo lavoro mira a conservare e valorizzare una tradizione che rischia di scomparire a causa del progressivo spopolamento.
Eventi futuri e disseminazione del progetto
Le attività di ricerca e produzione, avviate a marzo 2024, culmineranno con eventi e mostre programmati per il carnevale del 2025. Tra questi, si prevedono mostre allo SMO e al Museo etnografico di Pulfero, nonché la pubblicazione di un catalogo e incontri con esperti e appassionati.
Un dialogo continuo con la comunità
Il progetto prevede anche momenti di confronto e narrazione della storia locale, come l’incontro a Casa Raccaro con Michele Obit, scrittore che utilizza il dialetto sloveno delle Valli.
Il progetto BLUMARI è una testimonianza di come le tradizioni possano essere reinterpretate attraverso l’arte contemporanea, fungendo da catalizzatore per la riscoperta e la conservazione del patrimonio culturale delle Valli del Natisone. Un esempio emblematico di come la fotografia possa servire non solo come strumento di documentazione, ma anche come mezzo per esplorare e riflettere sulla cultura e l’identità di una comunità.
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