Nimis, Udine – Friuli Venezia Giulia. Bruno Fabretti, testimone diretto dei campi di prigionia e dei lager nazisti, si è spento giovedì 13 luglio all’età di 99 anni.
Una vita segnata dalla dura esperienza della prigionia e della lotta partigiana
Originario di Nimis, Fabretti ha vissuto momenti terribili durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo essere stato catturato dai Tedeschi nel settembre del 1943, ha affrontato la prigionia in diversi campi di concentramento, tra cui Lodz, Dachau, Neuengamme, Bergen Belsen e Buchenwald. Nonostante le sofferenze indescrivibili subite, ha trovato la forza di diventare un partigiano combattente.
La testimonianza come impegno contro l’oblio
Nel suo libro, Fabretti aveva espresso il desiderio di raccontare la crudeltà e l’orrore dei campi di prigionia. Aveva compreso l’importanza di non lasciare che la memoria svanisca nel silenzio, altrimenti il mondo rischierebbe di dimenticare gli orrori commessi e potrebbe essere nuovamente esposto alla barbarie nazista.
La giornata della memoria e l’impegno per un futuro migliore
Don Pierluigi Di Piazza, in occasione di una serata a Zugliano nel 2019, aveva sottolineato l’importanza di vivere la memoria anziché limitarsi a commemorarla. Era fondamentale trasmettere la memoria alle nuove generazioni per impegnarsi nella costruzione di un futuro più giusto e umano. La drammatica realtà dei profughi nel mondo rappresenta un monito costante a non dimenticare e ad agire per promuovere la non violenza, la pace, la giustizia e l’accoglienza.
Un addio commosso
Con la scomparsa di Bruno Fabretti, lascia un vuoto profondo nella sua famiglia, nella comunità di Nimis e in tutti coloro che hanno avuto l’opportunità di ascoltare la sua testimonianza. Lascia la moglie Licia e gli amati figli. La data del funerale non è stata ancora decisa, ma l’eredità di Fabretti rimarrà viva come monito a non dimenticare le atrocità del passato e a lavorare per un mondo migliore.
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