La Consulta boccia il terzo mandato, Fedriga: "No a limiti che impediscono ai cittadini di scegliere"
Fedriga commenta la decisione della Consulta sul terzo mandato, chiedendo una legge chiara e il diritto dei cittadini di scegliere.
FVG – La Corte Costituzionale ha stabilito che il divieto di terzo mandato consecutivo si applica anche ai presidenti delle Regioni e Province autonome eletti direttamente dai cittadini, come nel caso del Friuli Venezia Giulia. La decisione definisce questo limite un principio generale dell’ordinamento giuridico dello Stato, vincolante anche per le autonomie speciali.
La decisione della Consulta
I giudici costituzionali, riuniti in camera di consiglio, hanno ritenuto illegittima la legge “statutaria” della Provincia autonoma di Trento, che aveva elevato da due a tre i mandati consecutivi consentiti al presidente. Il ricorso era stato presentato dal Consiglio dei ministri nel maggio scorso, con voto contrario della Lega. La norma avrebbe permesso all’attuale governatore Maurizio Fugatti di ricandidarsi per la terza volta alle elezioni provinciali.
Il commento di Fedriga
A commentare la decisione è stato il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che ha sottolineato: «La Consulta non ha bocciato il terzo mandato, ha detto che bisogna farlo con una norma nazionale. Serve un accordo politico. Il Parlamento deve decidere se fare scegliere ai cittadini chi governa una Regione o se vuole mettere un limite per legge e non far scegliere ai cittadini. Per noi non cambia nulla».
Fedriga: “Serve una norma chiara e un accordo politico”
«La Consulta non dice no al terzo mandato ma dice che bisogna farlo attraverso una norma razionale. È esattamente quello che dicevo qualche giorno addietro: per farlo serve un accordo politico. Ora la Consulta fa chiarezza», ha dichiarato il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, a margine di un incontro pubblico.
“Limitare la scelta dei cittadini è contro il principio democratico”
«È singolare – ha spiegato Fedriga – che i presidenti delle Regioni, eletti direttamente dal popolo, abbiano limiti, mentre chi non è eletto non ne ha. È una particolare interpretazione di un diritto democratico come il voto. Io sono contrario a mettere per legge limiti che impediscono ai cittadini di scegliere».