Nei primi due anni del governo Meloni, la situazione occupazionale in Friuli Venezia Giulia ha segnato un trend positivo, in linea con la crescita nazionale. Secondo i dati dell’Ufficio Studi della CGIA, l’occupazione in Italia è cresciuta di 847mila unità (+3,6%), con un aumento di 672mila lavoratori dipendenti e 175mila autonomi. Anche in Friuli Venezia Giulia si è registrato un incremento di 6.100 posti di lavoro, pari all’1,2% rispetto all’anno precedente. Contestualmente, il numero di disoccupati è diminuito di 4.900 unità, scendendo a 24.300 (-16,7%) e portando il tasso di disoccupazione regionale al 4,4%.
Mentre il Friuli Venezia Giulia ha ottenuto miglioramenti significativi, a livello nazionale la Sicilia è stata la regione con la maggiore crescita di nuovi posti di lavoro, con un aumento di 133.600 occupati (+10%). Seguono la Lombardia (+125.700), la Campania (+89.900), il Lazio (+76.500) e il Piemonte (+71.600). Nel Mezzogiorno l’occupazione è aumentata di circa 350mila posti di lavoro, sostenuta dalle esportazioni, dalle costruzioni e dagli investimenti pubblici legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).
Nonostante i positivi dati sull’occupazione, in Friuli Venezia Giulia si sta verificando un aumento della cassa integrazione guadagni (CIG), segno di possibili difficoltà economiche per alcune categorie. Dopo un picco di oltre 2 milioni di ore autorizzate nell’ottobre 2023, le ore di CIG sono scese fino a quasi 1,1 milioni a settembre 2024, con un’ulteriore risalita. Questo trend, insieme alle difficoltà settoriali in alcune aziende, potrebbe portare a un aumento della cassa integrazione nei prossimi mesi, sollevando preoccupazioni sul futuro dell’economia regionale.
I risultati dei primi due anni di governo sono positivi, ma l’analisi su stipendi e produttività, soprattutto nel settore dei servizi e del terziario, indica che i miglioramenti non sono ancora strutturali. Nonostante la crescita occupazionale, i salari in Friuli Venezia Giulia restano al di sotto della media europea, rappresentando una delle sfide principali. La rinnovazione dei contratti nazionali e la riduzione del carico fiscale sui lavoratori sono passaggi cruciali per stimolare ulteriormente la crescita.
In questo contesto, il Pnrr potrebbe essere una risorsa fondamentale. Con 130 miliardi di euro ancora disponibili a livello nazionale, l’utilizzo tempestivo di questi fondi potrebbe contribuire all’ammodernamento delle infrastrutture e dei settori produttivi del Nordest, evitando una possibile crisi che minaccia altre economie europee. Le tensioni geopolitiche, il declino demografico e le sfide della transizione digitale e climatica richiedono risposte tempestive e strategiche per evitare un prolungato rallentamento economico.
Rimani sempre aggiornato in tempo reale, iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram. Per segnalazioni 327 94 39 574