Il preposto per la sicurezza sul lavoro incarna un ruolo che non si limita a supervisionare: è un cardine che regge l’impalcatura della sicurezza aziendale. C’è chi guida, chi esegue e poi c’è chi sta in mezzo, con gli occhi ben aperti e il fiuto allenato a riconoscere anche il minimo rischio. Il preposto si pone tra l’ordine e l’operatività, con l’obbligo morale e giuridico di assicurare che ogni procedura venga seguita in sicurezza.
Il preposto si muove su un crinale delicato: da una parte il dovere di prevenzione, dall’altra la responsabilità personale. È un mestiere che richiede presenza costante, capacità di osservare e agire, e soprattutto di fermare una macchina prima che un guasto possa arrecare un infortunio sul lavoro. Perché la sicurezza non è un optional, è la regola non scritta che fa girare il motore di ogni organizzazione.
Obblighi e responsabilità: cosa prevede la legge
Dietro quella parola apparentemente semplice – preposto – si cela un mondo di doveri cuciti addosso come una seconda pelle. La normativa non lascia spazio a interpretazioni poetiche: il D.Lgs. 81/2008 mette nero su bianco una serie di responsabilità precise, che fanno del preposto una figura vigile, consapevole e inesorabilmente coinvolta.
Controllare che i lavoratori seguano le direttive di sicurezza è un obbligo che deve essere rispettato ogni giorno. Il preposto deve correggere, segnalare, bloccare i lavori se necessario. Deve sapere quando un’attività va fermata e avere il sangue freddo di farlo, anche quando intorno premono ritmi e urgenze.
Ma attenzione: non è una semplice pedina nell’organigramma. Il preposto, pur essendo sotto la direzione del datore di lavoro, diventa responsabile in prima persona di omissioni e negligenze. Se un pericolo viene ignorato, se un dispositivo di protezione non viene fatto usare, la legge lo chiama in causa.
In fondo, il suo è un mestiere da equilibrista: deve essere vicino ai lavoratori senza perdere l’autorevolezza e intervenire al momento giusto, senza tremare. Un ruolo che esige attenzione e nervi saldi.
Formazione e aggiornamento: un dovere imprescindibile per il preposto
Essere preposto non significa “sapere tutto” in materia di sicurezza. Significa avere l’umiltà e la disciplina di non smettere mai di imparare. La formazione non è un foglio firmato da mettere nel cassetto, ma un percorso che va aggiornato come un software che deve restare immune agli errori di sistema.
Il D.Lgs. 81/2008 è chiaro: serve una formazione mirata, specifica, calibrata sui rischi reali che il preposto dovrà affrontare, e serve mantenerla nel tempo. Otto ore per iniziare, aggiornamenti obbligatori per restare in carica. Ogni modifica normativa, ogni evoluzione tecnologica, ogni nuova prassi aziendale può cambiare le carte in tavola. E chi ha il compito di vigilare non può permettersi di restare indietro.
Il bello – se così si può dire – è che oggi la formazione è più accessibile. Non serve per forza entrare in aula con la cartellina. Esistono corsi online, dinamici, interattivi, che permettono di imparare anche da casa o dal proprio ufficio, senza per questo rinunciare alla qualità dell’insegnamento.
Ma resta il punto fermo: senza aggiornamento, il preposto diventa un soldato disarmato. E non si può combattere il rischio con le armi spuntate.
Sanzioni e rischi: le conseguenze della negligenza del preposto
Quando si parla di sicurezza, non ci sono giustificazioni che tengano. La legge picchia duro e non fa sconti a chi abbassa la guardia. Il preposto che ignora o trascura i propri obblighi rischia grosso, e non in senso figurato: parliamo di responsabilità penali, multe salate, persino reclusione nei casi più gravi.
Sì, perché se qualcosa va storto, e si scopre che era evitabile, la catena delle responsabilità parte dal basso e arriva fino a lui. Non basta dire “non lo sapevo” o “non era compito mio”. Se il preposto vede un comportamento pericoloso e non interviene, è come se avesse firmato un consenso tacito al rischio.
Il Codice penale è chiaro: omissione di cautele, negligenza, imprudenza… sono tutte parole che, una volta scritte in un verbale, diventano ferite profonde sul piano giuridico. E non solo. Perché oltre al danno legale, c’è anche quello morale. Essere ritenuti responsabili – anche indirettamente – di un incidente sul lavoro lascia cicatrici che nessuna sentenza può cancellare.
Il paradosso è che spesso basta poco: un richiamo tempestivo, una segnalazione, un blocco prudente, per evitare guai enormi. Ma quel poco, se non fatto, pesa come un macigno. Ecco perché il preposto non può permettersi leggerezze. Ogni errore è un rischio moltiplicato. E il prezzo, a volte, lo paga chi non c’entra nulla.
Opportunità formative
In un panorama normativo che non fa sconti e in un contesto operativo in continua mutazione, formarsi e aggiornarsi non è una formalità, ma un gesto di responsabilità verso sé stessi e verso gli altri. Dietro ogni ruolo ben esercitato, c’è sempre un buon percorso formativo. E se il ruolo è quello del preposto, il percorso deve essere impeccabile.
Proprio per questo, un ringraziamento sentito va a Progetto81, che ha contribuito alla stesura di questo approfondimento fornendo informazioni puntuali, materiali chiari e risorse affidabili. Il loro impegno nella diffusione della cultura della sicurezza è evidente, concreto, quotidiano.
Per chi svolge o si appresta a svolgere il ruolo di preposto, c’è una grande occasione da cogliere: il corso di aggiornamento dedicato, erogato da Progetto81, rappresenta uno strumento prezioso per consolidare le proprie competenze e affrontare le sfide quotidiane del lavoro con maggiore consapevolezza.
Clicca qui per approfondire e accedere direttamente al corso di aggiornamento per preposti per la sicurezza sul lavoro di Progetto81.
Rimani sempre aggiornato in tempo reale, iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram. Per segnalazioni 327 94 39 574