Giovedì 30 novembre, si terrà presso il POUSMM di Udine il primo Workshop regionale sull’immunoterapia dei tumori. Si tratta di una iniziativa promossa da tutti i Direttori delle Strutture di Oncologia del Servizio Sanitario Regionale per condividere tra professionisti, direzioni strategiche aziendali e le istituzioni di governo regionale della sanità le informazioni più rilevanti su quanto sta accadendo nel Sistema grazie a questo nuovo approccio nella cura del cancro.
“L’immunoterapia è al momento l’innovazione con il maggiore impatto sia sulle prospettive di cura per i pazienti che per l’impegno del servizio sanitario“ sostiene Gianpiero Fasola, Direttore del Dipartimento di Area Oncologica di ASUFC . Ad oggi circa il 50 per cento dei pazienti può avere una indicazione a questo trattamento, le probabilità di sopravvivenza sono nettamente aumentate anche in tumori considerati “difficili” come il melanoma o il tumore del polmone. Inoltre la comunità scientifica internazionale sta osservando con attenzione una quota di pazienti trattati che, pur partendo da una malattia molto avanzata, è divenuto lungo sopravvivente (oltre cinque anni dall’avvio dell’immunoterapia) e potenzialmente guarito.
Questo approccio terapeutico è meglio tollerato rispetto alla chemioterapia tradizionale, ma comporta un maggiore tempo di trattamento e richiede un numero elevato di rivalutazioni radiologiche, ad esempio TC. Inoltre può presentare, nel 20% circa dei pazienti, tossicità che richiedono l’intervento di specialisti di numerose altre discipline, dalla neurologia alla reumatologia, dalla gastroenterologia alla pneumologia, dalla dermatologia all’endocrinologia, presenti solo negli ospedali ad alti volumi o Hub ed il cui intervento deve essere coordinato. “Per questo – afferma il Direttore Generale Denis Caporale -ASUFC ha decretato alcuni mesi fa l’istituzione del GAIT (Gruppo Aziendale Immuno Tossicità) per assicurare a tutti i pazienti in cura le migliori opportunità di controllo delle eventuali tossicità, indipendentemente dalla sede di residenza e di primo accesso”.
La maggiore durata dei trattamenti, la numerosità delle indagini aggiuntive richieste e la crescente quota di pazienti in terapia e di accessi non programmati ai Dipartimenti di emergenza (segnalata in tutto il mondo) costituiscono, assieme ai costi, un tema sul quale va costruita una consapevolezza condivisa tra professionisti e management aziendale. Oggi gli immunoterapici rappresentano anche la prima fonte di costo tra i farmaci oncologici che, a loro volta, sono la prima categoria di spesa farmaceutica ospedaliera a livello nazionale e regionale. Nel 2022 all’ospedale di Udine su 20 milioni di euro di spesa per farmaci oncologici 7 milioni sono stati destinati all’immunoterapia. Per avere un’idea di cosa sta cambiando si consideri che nel 2013 la spesa complessiva era di 9 milioni con 150.000 euro per il primo immunoterapico registrato da AIFA. D’altra parte questi nuovi farmaci consentono spesso ai pazienti di condurre una vita di relazione e lavorativa migliore e rappresentano quindi una opportunità per ridurre i costi individuali e sociali del cancro. Dati recentemente pubblicati relativi al melanoma metastatico indicano nel 50% la quota di pazienti vivi a oltre 6 anni dall’inizio del trattamento con una combinazione di immunoterapici.
Su questi temi si confronteranno gli oncologi del Servizio sanitario regionale, con relatori provenienti da importanti istituzioni universitarie nazionali (Milano, Bologna, Varese, Brescia), con le Direzioni sanitarie delle Aziende del FVG, ARCS e la Direzione centrale salute della Regione Friuli Venezia Giulia.
L’idea condivisa tra i primari di Oncologia che hanno promosso l’iniziativa è di rendere periodico questo confronto con le Direzioni e la Regione e farlo a rotazione annuale tra le sedi oncologiche Hub della Regione, Trieste, Udine e CRO, per favorire l’adozione degli interventi necessari ad assicurare le condizioni per il trattamento di tutti i pazienti che ne abbiano l’indicazione.
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