Tra i giovani, la sostanza stupefacente maggiormente consumata è proprio la marijuana. Chiamato in gergo adolescenziale ‘La Maria’ o semplicemente ‘Maria’, si basa prettamente su un consumo a combustione con miscela di tabacco, tramite aspirazione e inspirazione. Nonostante i consumatori possano rientrare in qualsiasi range di età, diversi studi confermano che sia la fase adolescenziale quella maggiormente colpita.
La marijuana non è esente da diverse critiche e soprattutto controversie: sono difatti in molti ad assumerla a scopo terapeutico per la cura di diverse patologie, una tra le tante il morbo di Parkinson, secondo cui le proprietà alleggerirebbero i tremori derivati dalla malattia e donerebbero una migliore capacità lessicale. Tuttavia è un nuovo studio a mettere in luce alcuni effetti sul consumo di marijuana, in particolare legati alla depressione. Ed è proprio la Oxford University ad aver analizzato meglio la questione.
Depressione e Marijuana, lo studio che mette alla luce i nuovi effetti
Prima ancora di affrontare il nuovo studio, può tornare utile capire cosa sia la marijuana e quali siano gli effetti a breve e al lungo termine: ricavata dalle foglie di Cannabis Sativa o Cannabis Indica, contiene una sostanza psicoattiva comunemente siglata e riconosciuta con THC. Quest’ultima viene già ampiamente sfruttata per combattere nausea, vomito e inappetenza in soggetti chemioterapici derivanti dai trattamenti antitumorali, così come in soggetti con stati avanzati di AIDS.
La marijuana non ha un impatto sociale dominante dal punto di vista della reattività o dei pericoli annessi, anzi, tende a enfatizzare le relazioni sociali e a ‘calmare’ quei soggetti particolarmente reattivi. Gli effetti post assunzione sono piuttosto lievi, anche se è proprio il THC a sviluppare una precoce dipendenza psicologica.
Dal punto di vista degli effetti sulla psiche e sul corpo, la cannabis rallenta i processi mentali, generando una sensazione di benessere generalizzata e con conseguenti stati più o meno sognanti, rilassati e predisposti alla serenità. Non è difatti raro che chi fumi marijuana tenda a ridere spesso, a lasciarsi andare e avere una libido più libera. Attualmente in Italia continua ad essere illegale e fortemente contrastata, ma non sono pochi i paesi in cui sia legalizzata la produzione e la distribuzione così come vendita, basta pensare agli Stati Uniti.
Qui viene venuta sotto forma di sigarette, di liquidi da aspirare e da usare con le sigarette elettroniche oppure ingeriti (vedi ad esempio i famosi biscotti alla marijuana o i muffin). Tuttavia un nuovo studio condotto dalla Oxford University potrebbe cambiare la concezione stessa circa il suo consumo, in particolare legato a una fascia d’età molto particolare e importante.
La dipendenza da marijuana può causare numerose problematiche, sia a livello fisico che psicologico. Per questo è fondamentale rivolgersi a centri specializzati, in grado di offrire supporto mirato e professionale. Il Centro Recupero Dipendenze San Nicola, con la sua equipe altamente qualificata, assiste i pazienti lungo ogni fase del percorso di recupero, garantendo un sostegno costante e umano. Il San Nicola si occupa del trattamento di dipendenze da sostanze, alcolismo, ludopatia e delle forme più recenti di dipendenza, offrendo un approccio completo e personalizzato per aiutare ciascuno a ritrovare la propria serenità.
Depressione e Marijuana, l’Oxford University mette in guardia questa categoria
La Oxford University ha analizzato un campione di ragazzi adolescenti canadesi che consumassero regolarmente marijuana e i dati che ne sono conseguiti non sono indifferenti o da lasciare al caso. Difatti sembrerebbe che il consumo di erba in un’età adolescenziale possa fortemente condizionare lo sviluppo della corteccia prefrontale, un vero e proprio assottigliamento responsabile del controllo degli impulsi, delle emozioni e sulle scelte da prendere al lungo termine.
Inoltre il consumo in età precoce potrebbe significativamente ridurre il volume della materia bianca, riportando stati depressivi e/o ansiosi. Di conseguenza troviamo anche difficoltà nell’apprendimento e nella capacità di recepire le informazioni potendole poi immagazzinare, rallentando i processi di attenzione e condizionando fortemente il rapporto sonno/veglia.
Il Centro Torinese di solidarietà fornisce ai genitori alcuni consigli utili come il prestare attenzione alle amicizie del proprio figlio, analizzare eventuali cambi repentini di umore o il senso di appetenza, che solitamente si incrementa dopo aver fumato.
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