Sono diversi i problemi presenti nel mondo lavorativo italiano e negli ultimi anni sono due quelli che destano maggiore preoccupazione: la precarietà e il lavoro in nero. Questi due fattori, affiancati da una scarsa applicazione delle normative sulla sicurezza sul lavoro, sono alla base di numerosi incidenti, purtroppo a volte anche mortali.
Per questo motivo il governo ha intrapreso delle misure finalizzate a contenere il lavoro nero e a spingere i datori di lavoro ad assumere i loro dipendenti a tempo indeterminato, e tra queste potrebbe rientrare il cosiddetto Superbonus lavoro.
Benché non ci sia ancora nulla di definitivo, il Superbonus lavoro prevedrebbe una maxi-deduzione del costo del lavoro per i datori che assumono collaboratori a tempo indeterminato. In sostanza più dipendenti vengono assunti a tempo indeterminato e più alta è la maggiorazione, pari al 120%, del costo del lavoro ammesso in deduzione.
Si sta pensando inoltre di introdurre un’ulteriore maggiorazione, pari al 130%, per quelle aziende che assumono dipendenti che necessitano di una maggiore tutela. Tra questi rientrano le persone disabili, donne di ogni età con almeno due figli minori a carico, donne vittime di violenza, ex percettori del reddito di cittadinanza e altre ancora.
Il costo del personale da assumere, per ottenere il beneficio, sarebbe maggiorato al 20% ai fini della determinazione del reddito. Il costo sarebbe poi incrementato di un ulteriore 10% per tutte le nuove assunzioni a tempo indeterminato di dipendenti ricompresi in ognuna delle categorie che necessitano di maggiore tutela.
Il Superbonus lavoro punta dunque a stimolare l’occupazione, uno dei talloni d’Achille del mercato lavorativo italiano, e contestualmente a ridurre il costo dei dipendenti. La misura ha come obiettivo quello di disincentivare una pratica molto diffusa e poco virtuosa in Italia, cioè quella secondo la quale aziende, datori di lavoro e professionisti preferiscono non assumere i dipendenti a tempo indeterminato proprio perché hanno un costo molto elevato. Per approfondire l’argomento rimandiamo alla lettura dell’articolo che spiega quanto costa un dipendente e quali sono le contromisure da adottare per contenere le spese.
In ogni caso nella valutazione del costo di un dipendente bisogna considerare, oltre ovviamente alla retribuzione, diversi fattori come i contributi, la tredicesima, l’eventuale quattordicesima, la quota di TFR e altri ancora.
Per ridurre i costi del personale si possono adottare alcune soluzioni, come il welfare aziendale che punta a migliorare il benessere dei collaboratori sul luogo di lavoro e anche fuori. Le aziende possono portare in deduzione l’acquisto dei benefit, riducendo così l’imponibile del reddito di impresa.
Bisogna poi considerare il ritorno in termini di produttività aziendale, poiché i dipendenti sono più felici e di conseguenza anche più produttivi, riducendo il turnover, attirando nuovi talenti e ammortizzando la spesa sostenuta per l’erogazione degli stessi benefit tramite agevolazioni fiscali.
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