La lince Sofia, un esemplare di sei anni rilasciato nel marzo scorso nella foresta di Tarvisio, è stata trovata senza vita in Austria, vicino alla cittadina di Villach. Il tragico ritrovamento è stato comunicato dal Progetto Lince Italia, che coordina scientificamente il reinserimento di questo grande felino nelle Alpi sud orientali.
La “carriera” breve ma significativa di Sofia
Originaria del Giura svizzero e catturata alla fine di febbraio, Sofia aveva passato un breve periodo in quarantena prima di essere rilasciata a Tarvisio come parte del progetto UlyCa. In soli quindici giorni, l’animale aveva migrato nell’area tra Villach, Feistritz e Bad Kleinkirchheim in Carinzia, dove è poi stato vittima del bracconaggio.
La conferma del bracconaggio
Secondo Paolo Molinari, referente del Progetto Lince Italia, le analisi sull’animale hanno rilevato la presenza di frammenti metallici tipici di un proiettile. “Abbiamo avuto sospetti in passato, ma in questo caso, purtroppo, la verità è inconfutabile,” lamenta Molinari.
Il ruolo della Tecnologia nella scoperta
Il segnale d’allarme è stato dato quando il radiocollare di Sofia ha attivato il cosiddetto ‘mortality switch’, informando così sia i carabinieri forestali che i responsabili del progetto. Questi ultimi, insieme alla polizia austriaca, hanno localizzato l’animale già deceduto.
Le verifiche Scientifiche
Una serie di test dettagliati è stata eseguita sul corpo della lince da parte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, in collaborazione con il Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Udine e il supporto dell’Istituto Entomologico dell’Università di Padova.
Una condanna unanime
Il caso di Sofia ha scatenato una reazione di condanna unanime da parte di tutte le organizzazioni coinvolte nel progetto di reinserimento della lince. Non solo le entità conservazionistiche come il WWF e il Progetto Lince Italia, ma anche una federazione di associazioni di cacciatori del Friuli che aveva sostenuto il progetto UlyCa fin dall’inizio, hanno espresso una ferma denuncia di questo atto illegale.
Dibattito pubblico
Il caso di Sofia potrebbe rinnovare il dibattito sulla coesistenza tra l’uomo e la fauna selvatica, un argomento spesso al centro delle polemiche. Si spera che questo tragico evento serva da monito e stimoli una discussione costruttiva su come prevenire ulteriori incidenti del genere in futuro.
Il tragico destino di Sofia apre numerosi interrogativi sul ruolo dell’uomo nella conservazione della fauna selvatica e sottolinea l’importanza di agire con responsabilità. L’urgenza di risolvere il problema del bracconaggio è ora più pressante che mai, e tutti devono fare la loro parte per assicurare un futuro più sicuro per questi magnifici animali.
In un mondo in cui la biodiversità è sempre più a rischio, casi come quello di Sofia servono da campanello d’allarme, ricordandoci che la strada verso una convivenza armoniosa tra l’uomo e la natura è ancora lunga e piena di ostacoli.
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