Collega-menti a Udine: architetti e urbanisti disegnano le città del futuro tra sostenibilità e relazioni umane

Al festival Collega-menti di Udine architetti e urbanisti riflettono su spazio pubblico, mobilità e città sostenibili.

05 ottobre 2025 09:30
Collega-menti a Udine: architetti e urbanisti disegnano le città del futuro tra sostenibilità e relazioni umane -
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UDINE – Metropoli e piccoli centri, realtà diverse ma sempre più interconnesse, formano oggi un’unica trama urbana che contribuisce a ricostruire le città del futuro. Al festival Collega-menti promosso dall’Università di Udine, quattro figure di spicco del mondo dell’architettura e dell’urbanistica hanno messo a confronto visioni e esperienze per delineare nuove prospettive di sviluppo urbano, in cui la dimensione umana e ambientale torna al centro.

Le città come organismi in trasformazione

Gli interventi di Francesco Isidori, cofondatore dello studio Labics, del docente Giovanni La Varra, dell’urbanista di fama internazionale Paola Viganò e, in collegamento da Tokyo, dell’italianista friulano Flavio Parisi, hanno offerto punti di vista differenti ma complementari. Tutti hanno sottolineato la necessità di ripensare lo spazio pubblico come cuore pulsante della vita cittadina, recuperando la sua funzione originaria di incontro, socialità e scambio.

Secondo Isidori, “le città si sono sempre trasformate, ma oggi assistiamo a una frammentazione della forma urbana: architettura ed edilizia si muovono in spazi isolati, privi di identità. Questo impoverisce la qualità dello spazio pubblico, che in passato era luogo di commercio e relazione. Nelle periferie mancano punti d’incontro, e l’obiettivo dev’essere restituire centralità allo spazio comune”.

Orizzontalità e relazioni tra città e paesi

Per Paola Viganò, la chiave del cambiamento sta in un ribaltamento di prospettiva: “Occorre lavorare sull’orizzontalità più che sulla gerarchia urbana. Così si riduce la dipendenza da pochi poli centrali e si evita che le aree periferiche diventino dormitori. È anche necessario superare la contrapposizione tra metropoli problematica e paese idilliaco: la realtà è più sfumata. I luoghi della cultura e della socialità possono fare da ponte, creando reti di villaggi interconnessi, un’idea che si lega strettamente ai temi della giustizia ambientale e sociale”.

Un concetto che riflette la necessità di territori equilibrati e solidali, dove le infrastrutture, la cultura e la natura convivano in modo armonico, restituendo senso di appartenenza e continuità tra città e campagna.

Le piccole città e il valore dell’immaginario

Il docente Giovanni La Varra ha posto l’accento sul ruolo delle piccole e medie città italiane, spesso prive di un “immaginario di riferimento” capace di guidarne la crescita: “Senza un orizzonte condiviso, è difficile sviluppare strategie efficaci. Troppo spesso si importano modelli globali inadatti ai nostri contesti. Dobbiamo invece valorizzare la vitalità culturale locale, riconoscerla e inserirla in una rete di relazioni territoriali. È utile anche guardare al nostro territorio con lo sguardo di chi arriva da lontano, per comprenderne l’unicità senza imitarne modelli estranei”.

Dal Giappone, un esempio di equilibrio urbano

In collegamento da Tokyo, Flavio Parisi ha portato l’esperienza giapponese, evidenziando il realismo urbano che caratterizza la capitale nipponica: “Tokyo ha saputo ripensare se stessa dopo la guerra, trasformando la tragedia in occasione di rinascita. Qui l’auto privata è quasi un lusso impensabile: la mobilità collettiva è eccellente, ma richiede di condividere lo spazio con milioni di pendolari. È un modello di efficienza e responsabilità collettiva che valorizza il trasporto pubblico come parte integrante della cultura cittadina”.

Mobilità e sostenibilità: la lentezza come valore

Il tema della mobilità è tornato nelle parole di Isidori, che ha invitato a un cambio di paradigma: “Non si può ridurre il problema degli spostamenti alla velocità. La qualità della mobilità è ciò che conta: camminare o muoversi in bicicletta significa trasformare il tragitto in un’esperienza di relazione e scoperta. Le strade devono tornare ai pedoni, e le città devono adottare un ritmo più lento, con più verde e superfici permeabili per contrastare gli effetti del cambiamento climatico”.

Ripensare la città del futuro

Il confronto tra esperti ha delineato una visione chiara: le città del futuro saranno sostenibili solo se sapranno mettere al centro le persone, creando spazi pubblici vivi, reti di relazioni, trasporti sostenibili e un equilibrio tra identità locale e apertura globale.

Il festival Collega-menti dell’Università di Udine si conferma così un laboratorio di idee dove architettura, urbanistica e cultura si incontrano per immaginare nuove forme di convivenza urbana, in cui la lentezza, la bellezza e la partecipazione diventano i veri ingredienti del progresso.

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