La polemica sulla rimozione dei cartelli trilingui a Cividale del Friuli
CIVIDALE DEL FRIULI (UD) – La rimozione dei cartelli trilingui dalla stazione ferroviaria di Cividale del Friuli scatena una nuova polemica sul fronte della tutela delle minoranze linguistiche in Friuli Venezia Giulia. A sollevare la questione è il capogruppo del Patto per l’Autonomia – Civica FVG, Massimo Moretuzzo, che annuncia il deposito di un’interrogazione per chiarire le ragioni di quella che definisce un «grave passo indietro nel riconoscimento dei diritti linguistici».
Addio al trilinguismo: solo cartelli in italiano
Nel corso dei lavori di rifacimento della linea ferroviaria Udine-Cividale, affidati a Rete ferroviaria italiana (Rfi), sono infatti scomparsi i cartelli in italiano, friulano e sloveno installati una decina di anni fa grazie a un progetto condiviso tra Ferrovie Udine-Cividale (Fuc) e l’Arlef (Agenzia per la lingua friulana). Ora la nuova segnaletica – tutta monolingue – non riporta neanche la dicitura “del Friuli” accanto al nome della località, segnando una netta rottura con il passato.
Il ruolo della Regione e le contraddizioni
Il cambio di gestione da Fuc a Rfi, avvenuto nel rispetto delle normative che vietano la coincidenza tra gestore dell’infrastruttura e del servizio, ha cancellato una delle iniziative più rappresentative del marketing territoriale legato alle identità locali. Secondo Moretuzzo, la Regione non può restare in silenzio, tanto più dopo aver ribadito – nelle recenti Conferenze regionali sulle lingue minorizzate – l’impegno per la loro tutela, promozione e valorizzazione.
Un treno che perde identità
«Stiamo ripetendo gli stessi errori, come accaduto con il progetto GO!2025 – osserva il consigliere – che ha escluso friulano e tedesco dai materiali promozionali dell’iniziativa. Serve invece coerenza tra ciò che si proclama nei documenti ufficiali e le scelte concrete che incidono sul paesaggio linguistico della nostra terra».
Nel mirino del dibattito non c’è solo la segnaletica, ma una visione più ampia di territorio, di mobilità e di cultura. Il treno – sottolinea Moretuzzo – non è solo un mezzo di trasporto, ma uno strumento di conoscenza del paesaggio, delle lingue, della storia e delle identità locali. La cancellazione di questa funzione culturale e simbolica rischia di privare il territorio di una narrazione distintiva e riconoscibile, proprio nel momento in cui si dovrebbe fare sistema attorno alla candidatura transfrontaliera di Nova Gorica e Gorizia.
Un contesto nel quale il rispetto delle diversità linguistiche dovrebbe essere un punto di forza, non un ostacolo tecnico da eliminare.
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