Dario Zampa a Talmassons con “Crôs e croseris”: viaggio tra identità friulana e schiavitù moderna

A Talmassons Dario Zampa presenta Crôs e croseris: spettacolo in friulano tra musica, memoria, Pasolini e identità friulana.

27 novembre 2025 08:00
Dario Zampa a Talmassons con “Crôs e croseris”: viaggio tra identità friulana e schiavitù moderna -
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TALMASSONS - Dario Zampa ritorna nel Circuito ERT e lo fa con uno spettacolo che guarda in profondità all’anima del Friuli contemporaneo. Dopo il successo di “Lâ vie”, concerto autobiografico che lo aveva visto protagonista nelle scorse stagioni, il cantautore friulano sarà all’Auditorium Comunale di Talmassons con “Crôs e croseris (Croci e incroci)”, una nuova produzione interamente in lingua friulana che intreccia musica, teatro e poesia per raccontare i cambiamenti della nostra terra.

Alla 20.45 il palco si riempirà delle sonorità di un ensemble ricco e sfaccettato: accanto a Zampa saliranno il fisarmonicista Sebastiano Zorza, il chitarrista Omar Malisan, Andrea Grosso al basso, Nicola Masolini alle percussioni e la corista Grazia Rapetti. A fare da filo narrativo sarà la voce narrante di William Cisilino, direttore dell’ARLeF, che accompagnerà il pubblico dentro le pieghe di una storia collettiva.

La serata è proposta fuori abbonamento e avrà una replica nel Circuito ERT il 6 febbraio al Teatro Italia di Pontebba, a conferma di un progetto pensato per attraversare il territorio e dialogare con comunità diverse.

Il ritorno di Dario Zampa nel Circuito ERT

Con Crôs e croseris Zampa rinnova il suo ruolo di cantautore e narratore della realtà friulana, capace di utilizzare la musica come strumento di memoria e di coscienza civile. Dopo aver ripercorso la propria biografia artistica con Lâ vie, qui l’attenzione si sposta sulla storia recente del Friuli, sui passaggi che hanno lentamente ma inesorabilmente cambiato il modo di vivere, pensare e parlare dei friulani.

Il ritorno nel Circuito ERT rafforza un dialogo ormai consolidato tra l’artista e il sistema teatrale regionale: Zampa porta nei teatri un linguaggio che mescola intimismo, impegno e una forte radice popolare, parlando direttamente al pubblico nella “marilenghe”, lingua che diventa strumento di racconto e resistenza.

Crôs e croseris, uno spettacolo in marilenghe sull’incrocio del presente

Crôs e croseris è uno spettacolo in friulano che prende le mosse da un’immagine semplice e potentissima: il crocevia segnato da una croce, come accadeva un tempo, per invitare alla prudenza e scongiurare incidenti.

Questa croce all’angolo della strada diventa metafora di tutti i momenti in cui una comunità si trova a dover scegliere: quale direzione prendere, quale strada abbandonare, quale rischio correre. È su questa immagine che Zampa costruisce una narrazione fatta di monologhi e canzoni in marilenghe, in cui emerge con forza l’incertezza del futuro.

Lo spettacolo racconta un popolo friulano che ha camminato a lungo nella penombra, portando con sé fatiche, emigrazione, trasformazioni economiche e culturali, fino a raggiungere un incrocio illuminato a giorno. Ma questa luce, anziché rassicurare, finisce per abbagliare: è così forte da impedire di vedere la luna, le stelle e tutte le luci che brillano al di là dell’incrocio, e soprattutto da non permettere di distinguere con chiarezza la strada giusta da intraprendere.

La metafora della “schiavitù moderna” e la gabbia dorata

In questa nuova condizione, il Friuli descritto da Zampa è chiuso in una gabbia dorata, prigioniero di una “schiavitù moderna” fatta di benessere apparente, comodità, consumi e ritmi frenetici che rischiano di spegnere le radici, le relazioni autentiche e la capacità di guardare lontano.

La luce accecante dell’incrocio è il simbolo di un mondo che offre molte possibilità in superficie, ma che spesso non lascia il tempo di riflettere, di ricordare chi siamo e da dove veniamo. È una trappola sottile, in cui si rischia di perdere il contatto con la propria identità pur credendo di aver guadagnato libertà.

Zampa mette in scena questa tensione con una scrittura che alterna ironia amara, tenerezza e nostalgia, invitando il pubblico a riconoscere nella propria esperienza quotidiana gli incroci che definiscono il nostro stare al mondo.

La madrelingua come bussola per ritrovare la strada

Al centro di Crôs e croseris c’è una convinzione chiara: la madrelingua friulana è uno degli ingredienti fondamentali per ritrovare la “retta via”. Parlare, cantare e raccontare in marilenghe significa tornare a una voce antica, capace di nominare le cose con precisione e affetto, di riportare alla luce gesti, memorie, modi di dire che custodiscono un modo diverso di guardare la realtà.

Nella lettura di Zampa, la lingua non è solo un mezzo di comunicazione, ma una forza viva, una energia identitaria che può aiutare il popolo friulano a uscire dalla gabbia dorata, a riconoscere le proprie radici e a trovare il coraggio di scegliere strade nuove senza dimenticare il proprio passato.

Musica, monologhi e Pasolini: la forza della parola friulana

Lo spettacolo è inframezzato e impreziosito da alcuni elementi che ne rafforzano la densità culturale. Accanto ai brani di Zampa trovano spazio poesie musicate e frasi significative di Pier Paolo Pasolini dedicate al Friuli e alla sua gente.

Le parole di Pasolini – che tanto ha scritto sulla lingua friulana, sulla campagna, sul cambiamento sociale – diventano una sorta di controcanto autorevole, un invito a riflettere su quanto sia importante difendere la cultura e la lingua di un territorio per non smarrire se stessi nel vortice della modernità.

La presenza di un ensemble strumentale completo, dalla fisarmonica alla chitarra, dal basso alle percussioni, con il supporto della voce corale, conferisce allo spettacolo una dimensione di concerto teatrale in cui la musica non è semplice accompagnamento, ma parte integrante del racconto.

Un invito a guardare l’incrocio senza chiudere gli occhi

Con Crôs e croseris, Dario Zampa firma uno spettacolo che è al tempo stesso intrattenimento e coscienza, spettacolo popolare e riflessione profonda sul presente.

Il pubblico è chiamato non solo ad ascoltare canzoni e storie, ma a interrogarsi sul proprio incrocio personale: quali sono le luci che ci abbagliano? Quali croci ci invitano ancora alla prudenza? Quali lingue, memorie e affetti ci aiutano a non perdere di vista la direzione?

In questo crocevia di musica, teatro e poesia, la marilenghe risuona come una bussola che indica un possibile cammino: non un ritorno nostalgico al passato, ma un modo per affrontare il futuro con più consapevolezza, radicati nella propria storia e aperti al mondo.

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