Haber apre a Grado la tournée regionale di Volevo essere Marlon Brando
Alessandro Haber debutta a Grado con Volevo essere Marlon Brando, spettacolo intenso tra memoria, visioni e teatro.
GRADO – Un debutto atteso, potente e carico di significati inaugura la tournée regionale di Volevo essere Marlon Brando, lo spettacolo tratto dall’autobiografia omonima di Alessandro Haber scritta con Mirko Capozzoli. L’artista aprirà il percorso teatrale dall’Auditorium Biagio Marin, dove andrà in scena mercoledì 26 novembre alle 20.45, prima di approdare al Teatro Rossetti di Trieste, produttore dello spettacolo, dal 27 al 30 novembre. La tournée tornerà poi nel Circuito ERT con due nuove date in dicembre: martedì 9 all’Auditorium Alla Fratta di San Daniele e mercoledì 10 all’Auditorium Aldo Moro di Cordenons.
Accanto a Haber saliranno sul palco Francesco Godina, Brunella Platania e Giovanni Schiavo, in un ensemble capace di plasmare energia, tensione emotiva e slanci poetici. La drammaturgia e la regia portano la firma di Giancarlo Nicoletti, che costruisce attorno all’attore un percorso teatrale tagliato su misura, autentico e viscerale.
Una chiamata misteriosa che apre un viaggio tra ricordi e rivelazioni
Tutto inizia da una voce inattesa, una telefonata surreale che impone ad Haber un conto alla rovescia: sette giorni per mettere ordine nella propria vita, nei desideri, nei rimpianti e nelle emozioni irrisolte. Da questo spunto nasce uno spettacolo che intreccia realtà e immaginazione, confessione e sogno, costruendo un flusso narrativo che travolge e trascina lo spettatore.
In scena prende forma un grande camerino, colmo di oggetti, memorie, frammenti di esistenza. Tra le luci e le ombre di questo spazio carico di significato compare anche una figura femminile enigmatica, presenza sospesa tra ricordo e simbolo. È all’interno di questo universo che Haber racconta un viaggio umano vissuto senza filtri: dall’infanzia trascorsa tra Tel Aviv e Verona, agli amori tormentati, dalle amicizie che segnano un percorso artistico, fino alle cadute e alle rinascite.
Ogni racconto scivola dentro l’altro, con un ritmo che alterna ironia, malinconia, lampi di leggerezza e improvvise profondità emotive. La risata e la commozione convivono, come se ogni parola portasse con sé una verità condivisa, capace di parlare direttamente al pubblico.
Una regia che esalta intensità e carisma
Giancarlo Nicoletti costruisce un impianto registico che amplifica la presenza scenica di Haber, valorizzandone il carisma unico. La regia intreccia memoria, musica, parola recitata e gioco scenico, creando una trama dinamica in cui la vita dell’attore prende corpo attraverso ricordi, visioni e confessioni.
Il risultato è un racconto teatrale audace, che non teme di spingersi verso zone intime e profonde, mantenendo sempre una linea narrativa sincera e pulsante.
Il percorso artistico di un protagonista del teatro e del cinema italiano
Alessandro Haber, attore, regista e cantante, rappresenta una delle figure più eclettiche della scena italiana. Debutta al cinema nel 1967 in La Cina è vicina di Marco Bellocchio e conquista il primo ruolo da coprotagonista con Regalo di Natale di Pupi Avati. La sua carriera spazia tra cinema drammatico e commedia, con partecipazioni in opere come Fantozzi subisce ancora di Neri Parenti, Amici miei – Atto II di Mario Monicelli, I laureati, Il ciclone, Fuochi d’artificio e Il paradiso all’improvviso di Leonardo Pieraccioni.
In teatro ottiene nel 1974 un ruolo ne La cena delle beffe diretta da Carmelo Bene e nel 2006 vince il Premio Gassman come miglior attore per Zio Vanja di Čechov. Nel Circuito ERT ha portato spettacoli di grande successo come Miracoli e canzoni con Rocco Papaleo, ART di Yasmina Reza con Alessio Boni e Gigio Alberti, e più recentemente La coscienza di Zeno diretto da Paolo Valerio.
Una tournée che promette emozione e intensità
Con Volevo essere Marlon Brando, Haber torna a dialogare con il pubblico in un racconto che è specchio di un’intera esistenza: un intreccio di vita vissuta, ricordi, ironia e desideri che si trasformano in teatro puro. Una confessione artistica e umana che promette di lasciare un segno profondo in chi assisterà alle repliche nel suo percorso regionale.