La sentenza che ha scosso il sistema sanitario del Nord est Italia giunge a una svolta: la pena di Emanuela Petrillo, l’ex assistente sanitaria rea di false somministrazioni vaccinali, è stata più che dimezzata dalla Corte d’appello di Trieste.
L’inizio di un caso che ha sconvolto la Sanità
Nel cuore del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto, si è consumata una vicenda che per anni ha seminato dubbi e incertezze nelle famiglie dei piccili pazienti. Emanuela Petrillo è stata accusata di aver somministrato soluzioni fisiologiche invece dei vaccini a 187 persone tra Codroipo e Treviso, un’azione protrattasi per otto lunghi anni a partire dal 2009.
La Sentenza di Primo Grado e le reazioni
Inizialmente condannata a otto anni e mezzo di reclusione, la sua situazione giuridica ha preso una svolta quando la Corte d’appello ha sancito la riduzione della pena a soli quattro anni. Questa decisione è il frutto di un accordo tra la Procura generale e l’avvocato difensore, Paolo Salandin, nonostante l’opposizione delle parti civili.
Le consequenze del Concordato
Grazie a questo accordo, Petrillo, che oggi è madre di due bambini piccoli, potrebbe non scontare la pena in carcere, beneficiando della sospensione e dell’affidamento ai servizi sociali.
Il movente: un mistero non risolto
L’interrogativo sul movente persiste, data l’assenza di dichiarazioni contrarie ai vaccini da parte dell’imputata, mentre la difesa ha cercato di rigettare completamente le imputazioni.
In assenza di ulteriori ricorsi in Cassazione da parte delle parti civili, la vicenda potrebbe considerarsi chiusa, ponendo fine a un capitolo giudiziario iniziato sei anni or sono.
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