UDINE – TRIESTE. Il personale giornalistico della TGR RAI del Friuli-Venezia Giulia, in un documento diffuso poco fa, ha espresso una serie di profonde preoccupazioni che riflettono una crisi più ampia all’interno dell’ente pubblico radiotelevisivo italiano. Questo comunicato arriva in vista di uno sciopero nazionale dei giornalisti RAI, programmato per il 6 maggio 2024.
Una crisi di autonomia e di organico
I giornalisti puntano il dito contro quello che descrivono come un controllo asfissiante sul lavoro giornalistico, accusando l’attuale gestione di trasformare la RAI in un semplice strumento del governo in carica. Tale situazione minaccia il mandato di indipendenza e di pluralismo che è fondamento della mission di un’azienda di servizio pubblico come la RAI.
L’assenza di strategie concrete per l’informazione nel piano industriale emerge come un altro nodo critico, insieme alle carenze di personale che affliggono tutte le redazioni. Queste carenze si manifestano in vari modi: rifiuto dell’azienda di indire concorsi pubblici per nuovi giornalisti, mancata sostituzione di lavoratori in maternità, e la continua precarietà di numerosi collaboratori che aspettano una stabilizzazione da anni.
Inoltre, l’abrogazione unilaterale dell’accordo sul premio di risultato, con una negazione apparente al dialogo, ha aggiunto ulteriore tensione tra la direzione e i giornalisti.
Ulteriori richieste e problematiche tecniche
L’Assemblea ha anche sottolineato la necessità urgente di rivedere la politica aziendale riguardante la produzione di contenuti visivi. È inaccettabile per una struttura come la RAI, considerata la principale realtà editoriale e concessionaria del Servizio Pubblico in Italia, rinunciare a investire in personale qualificato per la creazione di immagini informative. «La RAI ha sostanzialmente rinunciato alla produzione di immagini con personale, interno alla stessa Azienda – si legge nella nota».
Un appello forte è stato fatto anche per il rinnovamento tecnologico necessario a garantire un segnale di alta qualità per le trasmissioni televisive, radiofoniche e online, sottolineando ritardi e inefficienze che compromettono la fruibilità del servizio pubblico.
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